«Oggi
ricomincio la corsa idiota. Mi alzo alle cinque di mattina, mi lavo,
mi faccio la barba, mi preparo un caffè e vado, corro fino alla
piazza Principale, salgo sul bus, chiudo gli occhi, e tutto l'orrore
della mia vita presente mi salta al collo».
Tobias Horvath è un emigrato, ogni suo giorno scorre nella quotidiana lentezza dell'abitudine e della ripetizione di gesti vuoti. Nato «in un villaggio senza nome, in un paese senza importanza», ha trascorso l'infanzia nella miseria, all'ombra di una madre che era la ladra, la mendicante, la puttana del paese. Quando, tra i molti uomini che vedeva entrare e uscire di casa, ha scoperto chi era suo padre, Tobias ha preso un lungo coltello e gliel'ha affondato nella schiena, spingendo con tutte le sue forze per uccidere anche la madre, stesa sotto di lui. Il suo presente è il tempo che segue la fuga, senza sapere cosa si è lasciato alle spalle: non gli resta che rifugiarsi nella scrittura e nell'attesa di Line, una donna immaginaria. Il giorno in cui Line arriva sarà come il materializzarsi di un ricordo. Così domani non sarà che un tempo incerto, sfocato, il tempo dei sopravvissuti. E ieri è tutto quello che rimane.
Questo
è quello che avevo letto prima di prendere il libro. Il fatto che un
personaggio immaginario diventasse parte del reale mi aveva
incuriosito molto! Peccato che la lettura del libro mi abbia delusa.
Come nella Trilogia della Città di K. ho ritrovato in Ieri
personaggi pieni di rabbia e dediti all‘invidia. Ma la differenza
sta proprio nel come i personaggi affrontano la vita. Infatti la
Trilogia a me è piaciuta tantissimo proprio perché i suoi
protagonisti non smettono mai di lottare per la vita che desiderano
avere. In Ieri è tutto uno strazio.
Mi
è sembrato di leggere una soap opera. Persino il protagonista non
sono riuscita a sopportare u_ú L‘ho trovato invadente oltre ogni
limite e soprattutto infantile.
Dopo
un inizio brillante il libro ha perso punti velocemente. È un
peccato perché a me piace molto come la Kristóf scrive e questo è
il suo primo libro che leggo e non apprezzo. Inoltre in questo breve
romanzo ci sono tantissimi temi interessanti che speravo la Kristóf
avrebbe approfondito nel corso della storia. Per esempio, cosa
significa diventare un rifugiato? Cosa si prova a dover ricominciare
la propria vita tutta daccapo? Imparare una nuova lingua?
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