Sunday, October 16, 2022

"L'età inquieta" di Anna Starobinec

Otto racconti strani, davvero strani, e anche molto belli che lasciano il segno per la trama originale e lo stile narrativo. Parto col dire che tutti i personaggi presenti in questa raccolta avrebbero bisogno di una seduta da un bravo psicologo. Dovrebbero proprio fare sedute individuali, di coppia e di gruppo. I personaggi infatti vivono situazioni ben oltre il limite della follia eppure nessuno che chiede aiuto. Sono esasperati, ma accettano tutto perché esasperati.

Photo by Maksim Shutov on Unsplash
La follia intrecciata al quotidiano, l’incubo dissolto nell’ordinario: da perderci il sonno e la tranquillità. Durante un picnic una formica regina entra nell’orecchio di un ragazzino per impiantare nel suo corpo un formicaio. I gesti scaramantici di un altro bambino si rivelano il rituale che tiene in piedi il suo mondo. Due giovani amanti si rincorrono a Mosca, senza sapere di essere morti. Un uomo sviluppa un’ossessione malsana per il cibo cucinato da sua madre. In questi racconti il lettore si ritrova a scivolare, senza che se ne accorga, in un mondo di puro, assurdo terrore. Anna Starobinec è nata nel 1979 e vive a Mosca. I racconti contenuti in questa raccolta sono stati finalisti al National Bestseller Prize 2004, il più importante premio letterario russo.

Formicaio è un romanzo breve tra il strano e l'horror. Già dalle prime pagine notiamo come una certa stranezza pian piano tinge di un nero brulicante ogni paragrafo. Questo racconto è riuscito a mettermi paura delle formiche è_è Di positivo c'é che per fortuna la Anna non ha pensato a dei ragni per protagonisti.

n.b. i titoli dei capitoli sono gli anni dei gemelli protagonisti.

Trama: Durante un picnic una formica regina entra nell'orecchio di un bambino per impiantare nel suo corpo un formicaio.

Sta formica merita solo brutte parole, ma siccome siamo terrorizzati dal bambino non ce la sentiamo di farle frontino. Anche perché noi non sappiamo dell'esistenza della formica regina e quindi pensiamo che il figlioletto sia solo un pochino strano e probabilmente con future tendenze omicide, ma lasciamo pure sia il tempo a curare tutto.

La situazione in questo racconto degenera velocemente. Non ci sono momenti di noia. Ci sono invece tanti momenti a lá "Ma la vuoi portare all'ospedale sta povera creatura?!", "Marina ti prego, chiedi aiuto!", "No, Marina, non scusarti, hai fatto benissimo a tentare, non scoraggiarti, continua!" "Marina 🤯". Lo so, non è colpa sua. È una situazione molto particolare, ma Marina fa passare un po' troppa acqua sotto i ponti. Infatti la nostra Mari attribuisce tutte le stranezze e azioni terribili del figlio alla pubertà, l'etá inquieta (da qui il titolo della raccolta). Secondo me, se lei avesse agito prima, fatto un qualche cosa di concreto, si sarebbero risparmiate delle vite innocenti (non quelle delle formiche! 🤬).

Adesso lascio qui una verità che fa più o meno questo suono: Questo primo racconto è riuscito a farmi anche piangere. Precisamente a questa frase:

Di colpo a Marina tornò in mente il bambino affettuoso, chiacchierino, vispo che Maksim era stato, e per un attimo rimase immobile.

Per finire dico solo che Formicaio mi è piaciuto tantissimo.

Viventi. Questo racconto non mi è piaciuto. La protagonista è profondamente scoraggiata dalla vita. Il che leggendo in che circostanze vive, è comprensibile, peró ci sono troppe cose che non tornano. Come fa a permettersi l'androide? Come si guadagnano gli androidi i soldi e soprattutto perché, che devono pagare?

Trama: Due giovani amanti si rincorrono a Mosca, senza sapere di essere morti.

C'é una scena molto triste coinvolgente un cagnolino, ma è descritta in modo molto ironico. Non sapevo se sorridere o esser triste.

La famiglia. Quando si dice che i viaggi ti cambiano la vita. A Dima addirittura hanno cambiato la famiglia (coniuge, figli, genitori, amici, anche città di nascita). Per chiarezza avremo Dima1 e Dima2.

Dima1: vive in Città1, ha una madre con cui va d'accordo, ha una morosa (non convivono ancora), lavora come addestratore di cani. Dima1 parte col treno per Città2 per comprare un cane di razza con pedigree mozzafiato.
Dima2: vive in Città2, ha un rapporto pessimo con madre2 per via di sua moglie. Infatti Dima2 è sposato e con loro vive anche il padre di lei. Dima2 lavora come tassista abusivo e ha paura dei cani.

Sul treno avviene la stranezza. Improvvisamente Dima1 si ritrova a vivere un'altra vita. Il tutto è così convincente che crede di essere malato. Gli viene davvero il dubbio di essere in realtà questo Dima2. Si lascia trasportare dagli eventi, gli viene addirittura presentato il suo (di Dima2) migliore amico. Passa del tempo, Dima2 (nel cuore anocra Dima1) lavora come tassista, la moglie è incinta e lui ha paura dei cani. Un giorno il nostro eroe Dima2 vuole chiarire la faccenda una volta per tutte e va a Città1. E tutto ricambia. Lui vuole tornare indietro, ma non può. Tutto cambia, tutto cambia. E lui non sa più chi è, dove vuole andare, con chi stare e vorrebbe solo svegliarsi da questo brutto incubo.

L'Agenzia. Anche questo racconto è molto bello. Un po' crudele a tratti. Il finale non me lo sarei mai aspettato, mi ha lasciato a bocca aperta.

La fessura. Questo mi è piaciuto davvero tanto! Molto strano, surreale, ai limiti della follia.

C'é questa bambina che conosce delle "regole" per non rischiare di cadere in una realtá assurda. Ma lei tiene questa saggezza per sé perché teme che gli altri non le credano. Il padre un giorno entra in camera della figlia per salutarla prima di uscire per lavoro. Richiude la porta, ma porca paletta si è dimenticato di dirle di mettersi i calzini ed eccolo che riapre la porta. Terrore sul viso della bambina. Padre confuso. La bambina spiega spaventata che non si apre la porta due volte di seguito (in realtà nessun numero pari di volte).

Perché quando fai così, si apre una fessura invisibile, tra i mondi, e da quella fessura può saltare fuori Dio e portarti laggiù con lui.

Il padre esce per andare al lavoro ancora più confuso. Da qui inizia il suo viaggio nella follia, purtroppo aprendo la porta due volte di seguito è scivolato in una specie di realtà incubo. Forse solo Dylan Dog può aiutarlo, perché Anna l'ha abbandonato la a vagare.

Le regole. Questo racconto è un po' così così. Niente di strano. Il ragazzino protagonista ha evidentemente bisogno di uno psicologo. Ha tutte regole (ossessione) che gli vengono dettate da una voce interna, fredda e senza pietà. Se non vive seguendo rigorosamente queste regole, la punizione è altissima. Lui ha troppa paura della possibile punizione (ma non sa cosa succede di concreto) per ribellarsi o cercare aiuto. Almeno per fortuna la madre quando si accorge dello stress a cui è sottoposto il figlio ha intenzione di portarlo da un professionista. Ma non fa in tempo nemmeno a formulare questo pensiero che già la situazione degenera inevitabilmente.

Una cosa che mi ha colpito è quando il ragazzino capisce che la voce non conosce ricompense e gratificazione, ma solo ricatti e punizioni.

L'eternità di Jasha. Beh questo racconto fa quasi ridere. Il protagonista, già ipocondriaco di suo, un bel giorno si sveglia morto. Cioé sembra vivo, va al lavoro, mangia ecc ma il suo cuore ha smesso di battere. Per essere sicuro che non sia solo uno scherzo della sua mente, si reca dal suo dottore di fiducia che dopo averlo visitato con innumerovoli aggeggi all'avanguardia, lo dichiara morto e gli fa le sue condolianze. Anche al lavoro si mostrano tutti rispettosi della sua situazione particolare e nella hall principale appendono una sua foto accanto a quelle degli altri colleghi trapassati. Insomma tutti hanno comprensione per la sua situazione, lui pian piano se ne fa una ragione. L'unico problema lo rappresentano la moglie (che non lo ha mai amato) e la suocera (che lo sopporta a malapena). Ma il nostro fantasma in carne e ossa sa come aggirare questo problema, dopotutto ha tutto il tempo del mondo.

Io aspetto. Uff che raccontino. Un uomo, vive da solo, la madre gli porta una pietanza in un comodo contenitore da tenere in frigo finché la fame non si fa sentire. Lui all'inizio del contenitore non se ne ricorda, poi passano i giorni e il frigo inizia a puzzare. È la pietanza cucinata dalle buoni mani di mamma cuore di panna. Lui non se la sente di buttare via il tutto, perché mamma si è data tanto da fare, mica vuoi darle un dispiacere. Di mangiarla peró non se ne parla, a meno che lui voglia porre fine alla sua vita già a pagina due del racconto di cui finalmente è protagonista. No, no, la pietanza rimane brava lì in frigo, finché il fetore riempie non solo l'appartamento ma anche la vita del nostro eroe. Alla fine le dà anche una personalità, una forma, una vita. Ma la madre, ormai suocera, non é contenta della new entry nella vita del figlio e chiama la neuro. E questa è la fine, ma anche l'inizio.

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