Friday, February 4, 2022

Leggendo "Denaro falso" di Tolstoj #3

Lista dei personaggi in ordine di apparizione:

Fjodor Michajlovič Smokòvnikov: direttore dell'intendenza di finanza; padre di famiglia super scorbutico e con facile inclinazione ad alzare la voce se non va tutto come vuole lui.

Mitja: figlio 15enne di Fjodor Michajlovič, un bravo ragazzo che fa scelte discutibili con l'aiuto di amici altrettanto discutibili. Ha un fratellino (Pétja) di due anni. Non sopporta il padre da cui si sente represso e incompreso.

Zènja Jevghènij Michajlovič: proprietario del negozio di fotografia e cornici.

Ivan Mironov: contadino.

Vasìlij: portiere nel palazzo dove sta il negozio di fotografia.

Pjotr Nikolàjevič: imprenditore agricolo di grande successo. Altri fatti random che sappiamo di lui: è quasi cieco; ha lavorato come impiegato per le dogane; ha circa 18mila rubli da parte.

Pètka: uno degli operai di Pjotr Nikolàjevič

Prokòfij Nikolàjevič: altro operaio di Pjotr Nikolàjevič.

Màrja Vasìljevna: lavora al negozi di foto; è la moglie di Zènja Jevghènij Michajlovič

Michaìl Vvedjèskij: professore di religione di Mitja.

Riassunto: capitoli 1-4, capitoli 5-8, capitoli 9-12, capitoli 13-16, capitoli 17-20, capitoli 21-2 (parte seconda), capitoli 3-6 (parte seconda), capitoli 7-12 (parte seconda), capitoli 13-20 (parteseconda)).

Scopriamo di più sul passato del portiere Vasìlij: ha lasciato tre anni prima il villaggio per la città, è sposato ma la moglie é rimasta al villaggio e lui la tradisce senza scrupoli. Vasílij è un topolino di città e il solo pensiero di tornare a vivere al villaggio lo distrugge. Dopo aver incassato i 10 rubli per giurare il falso al processo, il brivido del crimine non lascia più Vasìlij che inizia a rubare negli appartamenti del palazzo dove fa il portiere. Fa l'errore di rubare anche nell'appartamento di Zènja che lo licenzia. 

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Apriamo le porte a un nuovo personaggio: Pjotr Nikolàjevič imprenditore agricolo. Durante la notte mentre la guardia Pétka se la dorme della grossa, tre cavalli vengono rubati. Pjotr è distrutto T_T ha paura di quello che possa succedere ai cavalli. Grazie al suo potere e alla sua influenza riesce a mobilitare tutto il paese per cercare i cavalli. Purtroppo non li trovano.

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Si scopre che ad organizzare il furto (e la vendita) dei cavalli è stato Ivan Mironov (il contadino) Motivo: Ivan un tempo lavorava per Pjotr. Un giorno per errore ha rotto un cavicchio da 1,50 rubli e Pjotr glieli ha trattenuti dallo stipendio.

Ivan, dopo la faccenda dell'assegno falso, ha iniziato a bere e a detestare i signorotti benestanti. Il desiderio di vendetta si fa ogni giorno più forte, così insieme ad altri contadini arrabbiati formano una banda criminale che terrorizza chiunque abbia un cavallo.

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Pjotr è convinto sia stato uno degli operai. Li interroga tutti e salta fuori che l'operaio Prokòfij Nikolàjevič quella notte era stato fuori. Lo fa interrogare dalla polizia, ma Prokòfij mente e dice di non esser stato via. In realtà era stato dalla sua mororsa, Paràsa, che a sua volta non voleva si sapesse che Prokòfij aveva passato da lei la notte e quindi lo prega di mentire. Prokòfij viene rilasciato per mancanza di prove. Ma Pjotr è ancora convinto della sua colpevolezza ed è deciso a punirlo. Un giorno lo manda al deposito a comprare la biada. Prokòfij dà una parte della biada comprata ai cavalli e l'altra la rivende; coi soldi ricavati va in osteria a ubriacarsi. Pjotr lo scopre e lo denuncia. Prokòfij si becca ben 3 mesi di prigione °A° Ne esce umiliato e furibondo contro il mondo intero. Ruba di nuovo e rifinisce in carcere

Pjotr, nonostante l'arresto di Prokòfij, ovviamente non ritrova i suoi cavalli a cui era tanto affezionato. Un giorno viene a sapere che è stata trovata la pelle di uno dei cavalli. Questa notizia e con essa il fatto annesso che uno dei cavalli è quindi morto lo distrugge nell'animo. Pjotr diventa cattivo ed esercita vendetta sui propri dipendenti ogni volta che può.

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In questo capitolo scopriamo finalmente il nome della donna che lavora al negozio di Foto ed è infelicemente sposata con quel foruncolo di Zènja: Màrja Vasìljevna. 

Màrja, come quasi tutti i personaggi di questo libricino, non sa darsi pace per la truffa subita e si lascia avvelenare anche lei il sangue dal desiderio di vendetta 🙄 Si mette a cercare quei due scapestrati che le hanno rigirato l'assegno e dopo giorni di appostamenti riconosce Mitja! Lo segue fino a casa 🙀 per sapere dove abita e di chi è figlio. Màrja va poi alla scuola di Mitja per parlare col preside, che però non c'é, ma il professore di religione Michaìl Vvedjèskij si offre di aiutarla. Màrja gli racconta tutto e noi scopriamo di una faida interna tra il professore e il padre di Mìtja: infatti tempo addietro i due si erano scontrati su temi religiosi e Smokòvnikov (ateo) aveva battuto il professore su tutti i punti e pure canzonato. Il professore ce l'ha ancora a male con lui e decide di sfogare la sua rabbia su Mitja, comincia così a perseguitarlo in classe fino a bocciarlo all'esame. Diciamo che un po' ce l'aveva anche con Mitja perché secondo lui assomigliava caratterialmente troppo al padre.

Ma la vendetta di Vvedjèskij non si limita alla bocciatura. In classe racconta tutto l'episodio dell'assegno falsificato e ovviamente tra gli alunni c'é anche Mitja. Aggiunge che il fatto è stato compiuto da uno dei presenti e dicendolo guardo dritto dritto Mitja. Tutti si girano a guardarlo e Mitja scappa via piangendo. Mitja confessa tutto alla madre che corre al negozio di fotografia e paga 12,50 rubli (l'importo dell'assegno falsificato) alla padrona Màrja Vasìljevna scongiurandola di tacere il nome di Mitja. La madre poi ordina a Mitja di negare tutto e di non raccontare nulla al padre. 

Ovvio il padre viene a sapere subito quanto accaduto a scuola e chiede spiegazioni al figlio, il quale nega tutto. Il padre allora va incavolato come una serpe dal preside e gli chiede di prendere subito provvedimenti contro Vvedjèski. Il professore viene convocato dal preside e racconta ciò che gli ha detto Màrja Vasìljevna. Smokòvnikov però è già stato da lei e dice che ha ritrattato ogni cosa (tenendo fede alla promessa fatta alla madre di Mitja). Smokòvnikov e Vvedjèski litigano davanti al preside:

– Io, per dovere del mio ministero, sono obbligato a vigilare sull’educazione religiosa e morale degli alunni. 

– Smettetela di fingere, come se io non sapessi che voi non credete né al diavolo né alla morte! 

Padre Michaìl è offeso dalle ultime parole di Smokòvnikov, specialmente perché sapeva che erano giuste. (Egli aveva fatto tutto il corso dell’accademia teologica e perciò da un pezzo non credeva più a ciò che professava e predicava, ma credeva soltanto che tutti gli uomini dovessero sforzarsi di credere a ciò che egli si sforzava di far credere a se stesso.) 

Smokòvnikov racconta il fattaccio a tutti e padre Vvedjèski, scorgendo una manifestazione di nichilismo misto ad ateismo nella società in cui vive, decide di ritirarsi in monastero sotto il nome di Misaìl e ottiene poi il posto di rettore del seminario in una città presso la Volga.

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