Tuesday, September 27, 2022

I vagabondi di Olga Tokarczuk

Questo era uno dei libri misteriosi della mia lista di libri da leggere. Misteriosi perché non mi ricordo assolutamente di cosa parlano, perché voglio leggerli, chi sono gli autori..

Ecco " I Vagabondi" vagava (perdonatemi XD) nel mio tolino da chissà quanti mesi, aspettando pazientemente di esser letto.

Anche dopo aver letto il libro non ho idea del perché e quando l'abbia aggiunto. Forse del perché sì: si tratta di una raccolta di racconti molto particolari. Alcuni (ahimé pochi!) interessantissimi, altri non dicono nulla o includono particolari minuziosissimi per me molto difficili da leggere sulla vivisezione, conservazioni di organi e cadaveri (questo é un argomento ricorrente nella maggior parte dei racconti!) ecc.

È un libro che richiede un grande lavoro mentale e un notevole investimento di tempo. Pur non essendomi pentita di averlo letto - il che è già qualcosa, suppongo - sono rimasta molto amareggiata da questa lettura. Si tratta di un libro frammentario, caotico e organizzato grossolanamente intorno ai temi del viaggio e dell'anatomia. Si tratta di una raccolta di storie vagamente collegate (molte delle quali inconcludenti) e di aneddoti.

Sia la scrittrice che la traduttrice sono molto brave. In italiano è stato tradotto da Barbara Delfino. Secondo me ha fatto un lavoro eccezionale, perché il libro è scritto in maniera veramente bella. Non solo le parole scelte, ma proprio le descrizioni, quelle similitudine che uno si chiede "quali viaggi deve aver fatto la mente della Tukarczuk per arrivare a questi accostamenti così veri e interessanti?".

Perché si intitola Vagabondi? Perché in tutte le storie c'é gente che parte, che se ne scappa, che torna. Nessuno che sta lì dove deve stare, accanto a chi ama e chi gli vuole bene è_è

Uno dei racconti che mi ha lasciato con il punto di domanda e a cui avrei tanto voluto una risposta è quello sulla madre e il figlioletto smarriti misteriosamente su un'isola e il padre che li cerca come un pazzo insieme agli isolani.. questa storia è divisa in tre parti sparpagliate nel libro e il finale semplicemente non c'é. Madre e figlio tornano, ma non sapremo mai dove sono stati davvero, il padre impazzisce come noi poveri lettori nel cercare una risposta.

Una storia molto commevente è quella della donna che torna in Polonia dopo decenni per aiutare il suo primo amore a morire T_T

Poi c'è una storia straziante di una mamma sull'orlo dell'asfissia per la vita che conduce. Marito tornato dalla guerra e del tutto stranito (comprensibile), che però non vuole prendere aiuto e vive in silenzio in un mondo tutto suo; figlioletto gravemente malato con bisogno continuo di cure. Per fortuna i soldi non mancano. Però la vita della madre scorre a una velocità pazzesca ed è scandita minuto per minuto nella cura dei suoi cari e della casa. Ha un giorno libero a settimana e lo usa per tornare più. A me questa sua decisione ha fatto troppo male. Avrei voluto riscrivere il libro, farla tornare da suo figlio. 

Annuška è riconoscente alla suocera per quel giorno alla settimana. Uscendo la bacia di sfuggita sulla morbida guancia vellutata. È così che si vedono, sempre sulla porta, poi lei corre giù per le scale, più scende e più si sente leggera. Ha davanti a sé un’intera giornata. Ma non la dedica tutta a sé, ha molte cose di cui occuparsi. Pagherà le bollette, farà la spesa, andrà a ritirare le ricette mediche per Pietja, passerà al cimitero e alla fine andrà dall’altra parte di quell’enorme città disumana per sedersi al buio e piangere.
C'é anche una storia divertente e curiosa. Si intitola Nove.

In un piccolo hotel economico sopra a un ristorante nella città di X, mi assegnarono la stanza numero 9. Il portiere, dandomi la chiave (la classica chiave argentata infilata in un anello insieme alla targhetta con il numero), disse: “Faccia attenzione a questa chiave. La 9 è quella che va persa più spesso.”

Rimasi immobile con la penna sospesa sul modulo che stavo compilando. “Cosa significa?” chiesi in uno stato di allerta. L’uomo dietro al bancone non avrebbe potuto colpire in maniera più efficace una come me – un detective casalingo, investigatore privato di segni e casualità.

Dovette notare la mia preoccupazione perché spiegò – per rassicurarmi, in modo quasi amichevole – che non significava niente. Semplicemente, per le leggi eterne del caso, la chiave della stanza numero 9 era quella che veniva persa più spesso dai viaggiatori distratti. Lo sapeva con certezza perché ogni anno rifaceva le scorte di chiavi e si ricordava di dover ordinare più esemplari della 9. Lo stesso fabbro se ne stupiva.

Per tutti e quattro i giorni di soggiorno nella città di X feci molta attenzione alla chiave. Poi era giunto il momento di ripartire. Qualche giorno dopo rimasi scioccata trovando la chiave nella tasca dei pantaloni – distrattamente me l’ero portata via. Pensai di rispedirla, ma a dire la verità non mi ricordavo più l’indirizzo di quell’hotel. La mia unica consolazione era che di gente come me ce n’era molta – un vero e proprio gruppo di persone che partiva dalla città di X con la 9 in tasca. Forse inconsapevolmente formiamo una sorta di comunità senza capire lo scopo della nostra esistenza.


In linea definitiva posso dire che il libro non mi é piaciuto, a parte qualche paragrafo o 1-2 racconti (quelli citati sopra).

Avete già letto qualcosa di questa scrittrice? Su goodreads ho visto pareri mooolto contrastanti a questo libro ^^

Citazioni dal libro


# All’inizio il deserto dona loro lunghe ombre che scivolano di duna in duna, lasciando tracce visibili soltanto agli occhi degli iniziati. Con il tempo quell’ombra si rimpicciolirà fino a scomparire del tutto, quando la carovana riuscirà a raggiungere l’anelata immortalità. 

# Insisteva che il genere più alto di intelletto non è quello logico, ma quello intuitivo. Conoscendo intuitivamente, coglieremo all’istante la necessità deterministica dell’esistenza di tutte le cose. Tutto ciò che è necessario non può essere altrimenti. Quando lo capiremo, proveremo un gran senso di sollievo e di purificazione. Non ci preoccuperemo più per la perdita dei nostri beni, per il passare del tempo, per l’invecchiamento e per la morte. 

# Volo da Irkutsk a Mosca. Si decolla da Irkutsk alle otto del mattino e si atterra a Mosca alla stessa ora – otto del mattino dello stesso giorno. Questo è il momento esatto in cui sorge il sole, quindi si vola per tutto il tempo all’alba. Si rimane in questo singolo istante, grande, tranquillo, espanso come la Siberia.
Dovrebbe essere il momento per la confessione di un’intera vita. Il tempo scorre all’interno dell’aereo, ma non fuoriesce all’esterno

# Prima vedi sempre quello che è vivo, bello. Vieni colpito dalla natura, dai bei colori della chiesa locale, dai profumi e così via. Ma più a lungo stai in un luogo, più la bellezza di queste cose sbiadisce. Cominci a chiederti chi ha vissuto prima di te in quella casa e in quella stanza, di chi sono quelle cose, chi ha graffiato la parete sopra il letto e di quale legno sono fatti i davanzali. Quali mani hanno costruito un camino così finemente decorato e hanno asfaltato il cortile. E dove sono ora? Sotto quale forma? Quale mente ha tracciato i sentieri intorno allo stagno e a chi è venuto in mente di piantare un salice sotto la finestra?

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